Pagine di pane – Salemi
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PAGINE DI PANE
Ritualità, tradizione e contemporaneità del pane

12/26 Marzo 2016
Castello Normanno Svevo – Salemi

DANIELA BERZAGHI / LAURA BONAUGURIO / LEONILDE CARABBA / SIMONETTA CHIERICI / SILVIA CIBALDI / AMARIA ANASTASIA COLOMBO / PATRIZIA COMAND / ELISABETTA CUSATO / DAMSS / CARLA DATURI / LAURA DI FAZIO / IUCCIA DISCALZI LOMBARDO / LILIANA EBALGINELLI / FEDERICA FERZOCO / MAURO FORNARI / GRAZIA GABBINI,VALERIO GAETI / PINO LIA / GIAMPIERO LIUZZA / DIANA LO MEI HING / LALLA LUSSU / ALBERTO MARI / ISA MARTINI / MARTINE METZING / PEIRE / ANNALISA MITRANO / SARA MONTANI,FRANCESCA MUNAFÒ / REINHOLD NASSHAN / RICCARDO PEDROTTI / TIZIANA PRIORI / VITTORIO SIRONI / SILVIA SALA / MARIA CRISTINA TEBALDI / DANILO TRIVELLI ED EMANUELA MEZZADRI / SUSANNA VALLEBONA / DIANA ISA VALLINI / ARLETTE VERMEIREN / MONIKA WOLF // ARTISTI IN RESIDENZA GIACOMO RIZZO E SERGIO ZAVATTIERI

Pagine di pane, già ospitata alla Biblioteca Nazionale Braidense di Milano nel 2015, viene proposta a Salemi, città del pane rituale, in occasione delle festività di San Giuseppe. La mostra propone una parte di quanto esposto nel 2015 ed è arricchita da opere nuove: una raccolta di libri d’artista sul tema del pane, il modo migliore per dichiarare come la cultura sia il vero nutrimento per lo spirito e i libri il cibo del sapere.

 

I libri, la maggior parte dei quali realizzati appositamente per l’occasione, offrono un ventaglio di proposte molto diverse tra loro, spaziano da opere legate all’arte concettuale a lavori prettamente materici, con molteplici interpretazioni creative e l’utilizzo dei materiali più disparati, mai scontate anche quando si servono del disegno o della pittura come mezzo espressivo. Creati con carte particolari, alcune delle quali fatte a mano, spesso sono realizzati con materiali inusuali come feltro, ceramica e mosaico. Un nutrito numero di opere poi nasce dal riutilizzo e dal riciclo di oggetti d’uso dismessi, figli di un’arte povera che ha ancora ben consolidate radici nel panorama attuale. Sacchi per la farina e per il riso, sacchetti per il pane, ferro arrugginito, il tutto con una tale ricchezza di linguaggio che fa di ogni opera un racconto poetico unico. Pagine di pane propone inoltre una rappresentanza di autori stranieri, confermando il consenso che questa modalità espressiva ha a livello internazionale.

 

La mostra Ritualità, tradizione e contemporaneità del pane, nata lo scorso anno con l’intento di farne un momento di riflessione sugli aspetti salienti della tradizionale festa di San Giuseppe, tiene in considerazione tutti gli aspetti ideologici, antropologici e semiotici, della creazione e produzione del pane votivo. Questa seconda edizione ci permette di continuare a sviluppare ulteriori e possibili narrazioni artistiche su una tradizione che ha visto nell’elemento “pane”, incentrare tutte le energie e le forze di un’intera comunità. Nella sala centrale del castello Normanno Svevo si assiste così al dialogo tra due percorsi espositivi con un unico fil rouge: il pane. Sono presenti due inediti lavori realizzati site specific, nel corso di una residenza salemitana, dagli artisti Giacomo Rizzo e Sergio Zavattieri. Due diversi modi di lavorare e di osservare la realtà.

Giacomo Rizzo pone la sua riflessione su una curiosa interpretazione di Achainai, iconografia del cervo, donato in sacrificio a Demetra per placare il dolore avuto per la perdita della figlia Persefone, ma anche simbolo di protezione nei confronti delle messi. La sua opera ci pone di fronte a forme micromolecolari che si ripetono a vista d’occhio, generando così, una texture di infinite macro briciole di pane. Anche in Notturno di Sergio Zavattieri, sono presenti, per strane e mistiche coincidenze, le briciole di pane, ma questa volta le briciole diventano elemento determinate nella composizione dell’opera. Due sono gli elementi su cui si codifica l”immagine: il cielo e le stelle. Le stelle realizzate con le briciole del pane della festa di San Giuseppe, si legano imprescindibilmente al segno della divinità; il cielo, invece, è un chiaro richiamo all’infinito.

 

Di certo, condivisi o no, i due lavori sono l’espressione di come un medesimo concetto, nel rispetto della tradizione e della contaminazione dei linguaggi contemporanei, si trasforma in un percorso a limite tra l’unicità e la riproduzione, tra la sacralità e la fede, tra l’etica e l’estetica. A noi il compito di saper leggere il percorso giusto.